Di Marco Formaioni.
Io li ho sempre conosciuti come “paternostri” e credevo che fosse un’abitudine familiare o poco più e tipica di Piombino. O non vado a scoprire, poi, qualche anno fa, che il nome è addirittura riportato dalla Treccani? Riporto: “Tipo di pasta corta da minestra in forma di piccoli cilindretti forati, lisci o rigati esternamente, più grossi delle avemmarie”… Le avemmarie? O queste?! Queste sono simili ai peternostri, ma più piccole e si usano per il brodo e le minestrine. Tutto, comunque, deriva dai grani del rosario. Qui mi fermo, perché da ateo rischio di dire cose che non conosco.
Bene i paternostri adesso si trovano commercializzati anche con questo nome, ma li trovate con i nomi più vari tipo ditali (ditalini o ditaloni) rigati, tubetti, canneroni ecc. I ceci, invece, sono i ceci, punto. E vai!
Ingredienti
per 2 persone
160 g di pasta paternostri
150 grammi di ceci secchi
2 cucchiai di doppio concentrato di pomodoro
2 spicchi d’aglio
olio extravergine d’oliva
rametti di rosmarino
sale e pepe qb
Preparazione
Lessare i ceci e conservare l’acqua di cottura.
Scolare i ceci e metterli in un tegame dove avrete messo l’olio fatto insaporire con 2 spicchi d’aglio schiacciati.
Mettere il concentrato di pomodoro e far sciogliere, poi mettete un bel rametto di rosmarino.
Coprite i ceci con l’acqua di cottura.
Quando bolle mettete i paternostri e aggiustate di sale (poco) e di pepe (tanto).
Fate cuocere la pasta aggiungendo un po’ d’acqua di cottura quando serve.
Al termine deve risultare ben asciutto e con una bella cremina.
Impiattare aggiungendo pepe e un rametto di rosmarino per fare scena.
Buon appetito!