Premettiamo che la commissione tecnica e le sue valutazioni, sono frutto di una doverosa concertazione politica che ha cercato di tenere tutta la questione in un alveo di imparzialità; questo non ci esime dal dare alcune valutazioni politiche su tutta la vicenda.
La relazione della commissione di controllo e garanzia sulla situazione economica finanziaria e gestionale pregressa di Asiu Tap Rimateria vede, a nostro giudizio, una dettagliata storia dei percorsi che hanno portato la discarica e le società interessate fino a oggi, mancano però alcuni approfondimenti importanti che sono il fulcro dell’epilogo di tutta questa vicenda che ha portato al fallimento di Rimateria.
E’ evidente che nella storia di Asiu e Tap ci sono scelte politiche come quella di tenere basse le tariffe dei piombinesi e scelte più tecniche, come quelle della missione di Tap, che si sono infrante contro un muro di cattive valutazioni di natura politica, tecniche e di mercato. Quello che però ci dovrebbe interessare è il motivo per il quale la nascita di una società come Rimateria, che poteva portare una soluzione definitiva alle carenze gestionali e strutturali del passato e al risanamento delle discariche abusive limitrofe, sia stata fatta naufragare in questo modo.
Nella stesura conclusiva della relazionedella commissione, si fanno delle semplicistiche valutazioni di natura politica che cercano di evidenziare la prevalenza dei privati nella gestione della società, quasi alludendo al fatto che proprio queste scelte siano stata la causa del destino dell’azienda.
Se la relazione tiene un profilo tecnico e storico generale, nelle conclusioni, a nostro giudizio, subisce influenze ideologiche che esprimono una evidente idiosincrasia verso il privato, perdendo, in questo caso, l’opportunità di approfondire proprio gli ultimi momenti e le ultime carte, “verbali”,che hanno decretato il fallimento dell’azienda Rimateria.
Ricordiamo un passaggio fondamentale degli ultimi mesi di vita di Rimateria, quello dove la società Unirecuperi dichiarava a verbale di essere pronta ad effettuare: “ anticipazioni finanziare, che avrebbero rispettato la cronologia esposta nella relazione degli amministratori. Al fine di consentire la continuità aziendale, ribadiva, al fronte della cessione dei diritti di conferimento, la propria disponibilità a sostenere l’intero onere finanziario in caso di indisponibilità dell’atro socio “.
Unirecuperi proponeva di mettere a disposizione di Rimateria il sostegno finanziario richiesto mediante pagamento a vista delle fatture di conferimento ( emesse sulla base degli elementi tecnici già indicati dal CdA), cui si sarebbero aggiunte anticipazioni finanziarie progressive, secondo la cronologia esposta dall relazione degli Amministratori del CdA, e fino alla concorrenza del fabbisogno richiesto di 4,7 milioni di euro, con l’assunzione dell’impegno ulteriore che, al completamento del Cono Rovescio e in assenza della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale necessaria per Rialzo e Riprofilatura, l’eventuale credito residuo per le anticipazioni versate sarebbe stato trasformato in finanziamento a fondo perduto. In questo caso la continuità aziendale non sarebbe andata persa e non si capisce per quale motivo, da chi e perché, sia stato deciso che la proposta di Unirecuperi era impraticabile.
Le domande che non trovano risposta neppure nella commissione d’inchiesta, sono le seguenti : Perché non si è istruito un approfondimento sulla proposta di Unirecuperi? Perché queste vicende così importanti, non sono arrivate alle commissioni consiliari? Perché davanti allo spettro del fallimento, questi aspetti non sono stati discussi dai rappresentati dei cittadini in Consiglio comunale? Quanto hanno pesato le questioni politiche e i comitati in questa vicenda? Quanto hanno pesato la variante, i rifiuti zero, l’impossibilità quindi di produrre uno straccio di piano industriale che potesse traghettare l’azienda verso lidi più tranquilli e magari,domani, utilizzarla per la messa in sicurezza delle discariche abusive adiacenti, oltre che la chiusura e la gestione del post mortem della attuale discarica ex Asiu più volte ampliata? I verbali delle ultime riunioni del CdA forse ci avrebbero aiutato a fare luce sulla vicenda, che temiamo resterà nell’ombra. Anche la Meloni in visita Piombino disse che Rimateria non sarebbe fallita ma probabilmente non aveva parlato con il sindaco che invece ha dichiarato che era già fallita in partenza.
L’epilogo di tutto questo, la gestione di questa delicata vicenda da parte di questa amministrazione, oltre l’aver messo a rischio una discarica, che ha proseguito la sua gestione grazie alla curatela Ozia e un pugno di dipendenti, è stata l’ acquisizione del ramo d’azienda da parte di un privato Rinascenza Toscana, che oggi ha progetti bene più importanti di Rimateria ma senza alcun effetto di beneficio pubblico, alla faccia del parco urbano della Variante ne di coloro che avevano vere ambizioni ambientali. Tutti, eccetto chi legge le questioni solo nei titoli, sapevano che il fallimento della società non avrebbe fermato i conferimenti e non avrebbe affatto risolto il problema ambientale del sito, tutt’altro, senza un piano industriale lo avrebbe peggiorato facendo fallire insieme a Rimateria, il recupero ambientale di quelle aree.
Noi di Ascolta Piombino cercavamo una soluzione sostenibile, certamente non il raddoppio dei volumi ma un piano industriale congruo alle aspettative dei cittadini e dell’ambiente che era nelle possibilità dell’azienda, sempre a guida pubblica se pur con il privato. In questo caso invece, si configura un danno politico e un danno ambientale, purtroppo evidenti e duraturi nel tempo, una gestione dei rifiuti e dell’economia circolare partita male e finita peggio.

