Mentre Giorgia Meloni stringe calorosi patti energetici con gli Stati Uniti, con tanto di sorrisi, strette di mano e promesse di “più gas liquido per tutti!”, a Piombino il brindisi lo fanno solo i gabbiani… tossendo.
Il rigassificatore, che ci era stato venduto come ospite temporaneo – tipo quegli amici che “stanno da te solo un paio di notti” e poi si prendono il cassetto – ora sembra destinato a diventare cittadino onorario. D’altronde, l’amicizia atlantica va celebrata anche con una bella boccata di metano texano, possibilmente rigassificato davanti alla fabbrica che ha già visto giorni migliori e notti insonni.
Meloni, in un’epifania da geopolitica condominiale, ha scelto il gas a stelle e strisce come nuova linfa per l’Italia. Il problema? Per farlo arrivare servono porti, e per rigassificarlo servono città da sacrificare: e chi meglio di Piombino, che già si era sacrificata per “la patria”, come volevano Draghi e Calenda?
Nel frattempo, Trump ringrazia: esporta gas, si prende dollari e si fa baciare ben bene “il culo”. E noi? Noi paghiamo patriotticamente il nostro servilismo a Washington.
Quando chiedevamo che scoppiassero le contraddizioni in seno ai partiti che governano questa città ci riferiamo a questo: non si può venire in piazza a fare gli incendiari e sostenere un governo che ci regala altro gas liquido.
Dario Filippi, consigliere comunale Rifondazione Comunista Piombino
Posta dell direttivo di Rifondazione Comunista circolo di Piombino (LI)

