Alcuni tra ormeggiatori, imprenditori portuali, agenzie marittime e alcune forze politiche hanno imbastito una vera e propria strategia mediatica a sostegno della permanenza di quell’impianto nella nostra città: usiamo volutamente il termine città, per sottolineare che quell’impianto a rischio di incidente rilevante è collocato nel cuore di un porto che è tutt’uno con la città. Quindi in una banchina a poche centinaia di metri dalle abitazioni.
Con quali argomenti? Il rigassificatore sarebbe a loro dire un importante volano per lo sviluppo dei traffici portuali e dell’economia del territorio, nonché la preziosa occasione per mettere la nostra città al centro dell’agenda politica nazionale. Inoltre, sempre a loro dire, la FSRU sarebbe un importante presidio di garanzia per la sicurezza del porto. Affermazione alquanto audace: prima della nave rigassificatrice il nostro porto non aveva garantite adeguate misure di sicurezza? Noi crediamo che non sia così e che il nostro porto, nel rispetto delle normative del settore, fosse in grado di gestire situazioni critiche impreviste anche prima dell’arrivo di quell’impianto. Anzi, ricordiamo che quell’impianto è sottoposto a normativa Seveso e che non esiste ancora un piano di sicurezza per la città in caso di incidente grave. Ricordiamo l’episodio dell’incendio a bordo del traghetto , ma anche il recente episodio della nave incagliata nel porto di Marina di Carrara. Cosa poteva succedere se un evento del genere si fosse verificato nel nostro porto, con una metaniera attaccata alla Italis NLG per le operazioni di rigassificazione?
Il Consiglio Comunale ha ribadito la necessità di allontanare quell’impianto, che di fatto ha trasformato il porto in una infrastruttura pagata con soldi pubblici in una infrastruttura ad uso esclusivo di SNAM e dei suoi profitti miliardari: una minoranza ristretta di imprenditori e di operatori ( ben lontana da quei 1591 posti di lavoro promessi) sta beneficiando delle briciole di questi immensi profitti, a scapito della sicurezza e delle speranze di sviluppo di un intero territorio.
Quell’impianto sta precludendo ogni reale possibilità di sviluppo delle attività portuali. Piombino continua ad essere ricettacolo di attività che gli altri territori non vogliono, in quanto penalizzanti o pericolose.
Occorre una presa di posizione forte, che pretenda un duplice intervento: il pronunciamento esplicito del Consiglio Regionale e la decisione del governo Meloni di portare avanti le procedure necessarie per togliere quell’enorme e pericoloso ingombro dal nostro territorio”.
Lista Civica