Riotorto: mostra immagini di Sant’Antonio Abate

Sant’Antonio Abate Patrono di Riotorto

La figura di Sant’Antonio è particolarmente cara alla religiosità popolare, per via del patrocinio con gli animali che gli è universalmente riconosciuto.

La sua vita presenta alcuni aspetti, utili a comprendere le sue caratteristiche; la Mostra illustra questi aspetti, attraverso una selezione di stampe, incisioni e santini, espressivi della forte devozione popolare. Si noti che alcuni santini denotano l’uso di affiggerli nelle stalle o dove gli animali da cortile venivano ricoverati, per ottenere la sua protezione, dato che vi si nota un forellino in alto al centro.

Nell’antichità usava raffigurare il ciclo della vita in forma circolare, di piccole scene che attorniano il protagonista: una iconografia possiamo dire sinottica, come si vede negli esempi (figure 1 e 2).

Nato in Egitto nel III secolo in un’agiata famiglia, volle ritirarsi nel deserto per condurre vita eremitica, dopo aver lasciato tutti i beni alla sorella: di lui narra la storia sant’Atanasio di Alessandria nella sua Vita di Antonio (Figura3).

Il deserto divenne la sua dimora, e qui fu ripetutamente tentato dal demonio, che gli apparve sotto varie sembianze, come tramandano le antiche leggende, e gli affreschi medievali (Figure 4, 5, 6, 7). Operò guarigioni di uomini e animali, che ricorrevano al suo intervento.

La fama della virtù si diffuse e molti cercavano il suo consiglio sulla vita spirituale: spesso l’arte lo raffigura in familiarità con un altro eremita, san Pacomio, nel momento in cui un corvo reca loro il nutrimento (Figura 8).

Il Medioevo tramanda il suo specifico tratto di campione della fede, vittorioso sul Male: animali mostruosi, esseri demoniaci e figure antropomorfe lo attorniano e lo assalgono per piegarne la volontà. In alcuni casi sono figure femminili, a comparirgli dinanzi: ad esempio la scena presente nel ciclo pittorico di epoca rinascimentale nella chiesa di Sant’Antonio Abate a San Daniele nel Friuli (1497-1522, Figura 8).

Nelle rappresentazioni analoghe la donna ha zampe animalesche; in questo caso il connotato diabolico è appena accennato, un cornetto bianco che fuoriesce dal copricapo bianco (Figura 9).

Dunque è la vittoria sul Male l’aspetto specifico della sua figura, come attesta la tradizione orale e insieme l’iconografia, che intendeva illustrare i tratti memorabili dei santi.

In età moderna l’iconografia risulta improntata al patrocinio degli animali domestici e del fuoco, che già nelle immagini più antiche si notava ai suoi piedi. Quali i motivi di questa trasformazione?

Le figure demoniache, a ben guardare, venivano rappresentate con fisionomie animalesche, allo stesso modo con cui si raffiguravano animali selvatici a scopo allegorico, per indicare i vizi e i peccati. Inoltre, la Vita del santo ne esaltava il potere taumaturgico, per aver guarito uomini e animali (un porcellino) (Figura 10).

La religiosità popolare fece dei santi i referenti delle istanze di sanità, prosperità, protezione dal male; sant’Antonio ha assunto la valenza di taumaturgo degli animali a motivo delle sue comprovate virtù, divenendo il patrono.

Il 17 gennaio vengono tuttora recati per la benedizione rituale sul sagrato della chiese a lui intitolate, sia gli animali domestici e da cortile, che gli animali da lavoro. I sacerdoti erano destinatari di doni in natura, e a loro volta distribuivano immagini di sant’Antonio da appendersi come amuleti nelle stalle