Testo di Gordiano Lupi foto di Riccardo Marchionni.
Le finestre chiuse della mia vita sono molte, persino troppe, ma c’è chi dice che si vedono più cose dalle finestre chiuse, ché la vita vera si nasconde dietro un vetro ed è riflessa dalla fioca luce d’una candela. Il mistero è più interessante della luce del sole, pare che scrutare il buco nero della sofferenza, attraverso i fiori d’acacia che cadono lungo il viale a mare cittadino, a primavera, sia come gettare lo sguardo oltre le scogliere. Solitudine e mistero sarebbero il segreto della vita, affacciarsi a una terrazza che scopre le onde e avvicina le isole lontane, un po’ come sognare un mondo composto da ricordi evanescenti. In un istante scaturisce la scintilla del tempo perduto, un riflesso tra luce artificiale e crepuscolo, un batter d’ali verso un orizzonte increspato da venti occidentali. Le finestre chiuse sono importanti, fanno intravedere segreti imperscrutabili, concedono il tempo del rimpianto, consentono di vivere e sognare. La mia finestra più ermetica racchiude il volo d’un gabbiano verso isole gettate in mezzo al mare, mentre un flebile sole si lascia cadere tra le colline del Massoncello, sulla spiaggia renosa di Calamoresca, dove un tempo approdavano pirati e adesso tamerici riarse sognano notti di stelle cadenti e mattine salmastre.

