“Buongiorno a tutti e benvenuti alla cerimonia per l’82° anniversario della Battaglia di Piombino.
Desidero, innanzi tutto, rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i presenti: alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, alle associazioni d’arma, dei partigiani, dei reduci e dei combattenti, e a tutta la cittadinanza che, come ogni anno, dimostra quanto questa memoria sia viva e sentita. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Cristina Olini, Vice Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, al C.V. Massimo Lisi, Vice Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti delle Forze Armate Regolari della Guerra di Liberazione e all’onorevole Chiara Tenerini, per essersi uniti a noi oggi in occasione di questa importante ricorrenza cittadina.
Ogni anno, in questo giorno, celebriamo la Battaglia di Piombino non solo come un episodio della nostra storia, ma come un insegnamento per il presente e per il futuro. Quelle giornate di settembre 1943 videro cittadini, operai, marinai, finanzieri e soldati, uomini e donne comuni, unirsi per difendere la città dall’occupazione tedesca. La loro forza non stava solo nei numeri o nelle armi, ma nella determinazione a proteggere ciò che amavano: la propria casa, la propria comunità, la propria libertà.
Non erano generali, non erano eroi da romanzo: erano cittadini come noi. Eppure, quel giorno, si alzarono come un unico muro di coraggio, opponendosi a chi voleva calpestare la loro città e la loro dignità. Il loro coraggio era più forte di qualsiasi arma. Se in molte altre città d’Italia, dopo l’Armistizio, i presidi militari non riuscirono a fermare l’avanzata tedesca, a Piombino accadde qualcosa di straordinario: la comunità si strinse insieme e dimostrò che il coraggio, la solidarietà e l’unità possono resistere anche di fronte all’oppressione più violenta.
Uomini e donne comuni diventati eroi, il cui esempio è una guida per tutti noi, perché ci ricorda che la libertà e la democrazia hanno un prezzo, e che quel prezzo può essere pagato anche con il sacrificio più grande.
Oggi, quando guardiamo questa città, ogni pietra, ogni passo sulle strade, ogni lampione ci parla di loro. Non sono solo nomi nei libri di storia: sono battiti, sono respiri, sono occhi che ci scrutano dall’alto e ci ricordano che la libertà non si eredita: si conquista, si difende, si ama.
La Battaglia di Piombino non è solo una pagina della nostra storia cittadina: è un capitolo fondante della Resistenza italiana. Qui, prima che altrove, civili e militari si unirono in una lotta comune contro il Nazifascismo, affermando valori universali che ancora oggi costituiscono il cuore della nostra Repubblica: libertà, democrazia, rispetto delle differenze, rifiuto della sopraffazione.
Ma la memoria non può limitarsi a un ricordo rituale. Essa va vissuta, raccontata, trasmessa alle nuove generazioni. Non possiamo permettere che la distanza temporale offuschi il senso profondo di quei giorni. Occorre spiegare ai giovani che la dittatura non è solo un capitolo della storia, occorre fornire a tutti le competenze culturali per poter riconoscere le forme subdole che caratterizzano i fascismi contemporanei: l’odio, la discriminazione, la violenza fisica e verbale, l’arroganza di chi non sa riconoscere i diritti. Ecco allora che resistere non può essere un verbo coniugato al passato: è un monito e un esempio, un insegnamento che ci invita a vigilare sempre, a saper leggere ogni pensiero, ogni azione che vada contro alla democrazia e alle sue scelte.
La memoria della Battaglia di Piombino ci richiama anche a un altro valore fondamentale: la tolleranza e il rispetto reciproco. Difendere la libertà significa saper rispettare le idee diverse dalle nostre, riconoscere nell’altro un essere umano portatore di dignità e diritti, anche quando non la pensa come noi. È questo spirito che deve guidare la nostra convivenza civile e che oggi, più che mai, si riflette anche nello scenario internazionale. Non possiamo restare indifferenti di fronte alle tragedie che colpiscono i popoli, alle sofferenze umanitarie che attraversano il nostro tempo: penso, in particolare, alla drammatica situazione a Gaza, dove migliaia di innocenti vivono quotidianamente privati di sicurezza, di diritti e spesso della stessa speranza. Coltivare la memoria della nostra Resistenza significa anche saper guardare oltre i confini, tendere la mano a chi soffre e riaffermare con forza che la libertà, la pace e la dignità non possono essere privilegio di pochi, ma devono essere patrimonio di tutti.
Oggi, in nome e in memoria di chi combatté per un’Italia libera e giusta, siamo chiamati a continuare quella battaglia, ma con armi diverse: la cultura, la conoscenza, la responsabilità civica. Dobbiamo fare in modo che ogni cittadino, e in particolare i nostri figli, comprendano il valore della libertà, sentano il dovere di difenderla e diventino sentinelle vigili della democrazia.
Che questa cerimonia, come ogni anno, sia non solo un momento di commemorazione, ma anche di riflessione, di insegnamento e di rinnovamento dell’impegno civile. Che il coraggio di chi ci ha preceduto, la solidarietà tra i piombinesi di allora e il loro amore per la libertà, continuino a guidare il nostro presente e il nostro futuro.
Grazie a tutti.”

