La crisi economica che ha investito la società Parchi Val di Cornia non è un evento casuale né inevitabile. È,
piuttosto, il risultato diretto di scelte politiche ben precise, che negli ultimi anni hanno progressivamente
smantellato il principio di solidarietà su cui l’intero progetto si era fondato sin dalla sua nascita. Quello che un
tempo era un modello avanzato di gestione condivisa del territorio, capace di superare i confini amministrativi per
costruire una visione comune della Val di Cornia, è stato messo in discussione da logiche egoistiche e di corto
respiro.
L’impianto originario prevedeva che i Comuni soci contribuissero ai costi della Parchi sulla base della popolazione,
in funzione della loro capacità contributiva. Questa scelta garantiva equilibrio, giustizia territoriale e una gestione
coordinata dei beni comuni. Era una visione che mirava a tutelare il paesaggio, promuovere la cultura e generare
sviluppo diffuso, non concentrato né escludente. Invece, l’adozione di criteri fondati esclusivamente sui costi dei
beni presenti nei singoli territori ha incrinato profondamente il patto fondativo della società, trasformando una
strategia pubblica di valorizzazione in un’operazione contabile fondata su logiche aziendali, penalizzando in modo
particolare i Comuni più piccoli come Campiglia Marittima.
Questa mutazione profonda dell’identità della Parchi è stata alimentata da scelte unilaterali, come quella
dell’Amministrazione comunale di Piombino, che ha deciso di trattenere per sé gli introiti dei parcheggi nei parchi
costieri, privando la società di risorse fondamentali. Similmente, la decisione del Comune di San Vincenzo di
escludere il parco di Rimigliano dal sistema ha segnato un ulteriore passo verso il disfacimento di un progetto
collettivo. In queste scelte si manifesta l’abbandono del principio di messa “a sistema” dei profitti generati da aree
più fortunate, principio cardine su cui si era costruito un equilibrio virtuoso a beneficio dell’intero comprensorio.
La logica che oggi prevale è quella del municipalismo miope, che rivendica l’interesse immediato del singolo
Comune a discapito della responsabilità condivisa. È una visione riduttiva, che misura tutto su base formale.
Campiglia Marittima è oggi l’unico Comune che, con coerenza e senso di responsabilità, si fa carico del compito di
salvare la società dalla crisi. Lo fa attingendo a risorse proprie, in nome di un patto fondativo che consideriamo
ancora valido e attuale. In questo gesto non c’è solo una scelta amministrativa, ma una precisa opzione politica. La
stessa che riteniamo debba guidare una nuova fase delle politiche territoriali, unica condizione per affrontare in
modo adeguato le sfide future e rilanciare lo sviluppo della Val di Cornia.
Temiamo, invece, che la deriva in atto – travestita da efficienza o razionalizzazione – finisca per indebolire anche i
Comuni che oggi credono di rafforzarsi rinunciando alla condivisione. Nessun ente locale, da solo, sarà in grado di
rispondere alla complessità delle sfide ambientali, culturali e sociali che ci attendono. È una visione superata, che
avevamo già lasciato alle spalle trent’anni fa e che oggi si ripresenta sotto nuove vesti, minacciando di frammentare
ciò che era nato per unire.
Noi non ci riconosciamo in questa direzione. Rivendichiamo, al contrario, l’ambizione e il coraggio di una politica
capace di guardare oltre il breve termine. Continuiamo a credere che la Parchi sia uno strumento fondamentale per
costruire una comunità più consapevole, più giusta, più coesa. Siamo certi che lo spirito civico e ambientalista che
ha animato il nostro territorio non si lascerà ridurre a un mero esercizio contabile o a uno scambio tra potere e
gestione. La posta in gioco è più alta: è il senso stesso di una visione collettiva del territorio.
Campiglia Impegno Comune conferma il proprio impegno per una Parchi viva, pubblica, solidale. E chiama tutte le
comunità della Val di Cornia a un’assunzione di responsabilità condivisa, per rinnovare oggi quel patto politico che
ha fatto della nostra terra un laboratorio unico di governo sovracomunale.

