Il termovalorizzatore del Picchianti è stato chiuso senza che ad oggi esista un impianto alternativo in grado di garantire la gestione del nostro rifiuto indifferenziato. L’alternativa, almeno sulla carta, sarebbe l’ossicombustore di Peccioli: un impianto sperimentale, del quale non esiste né un progetto definitivo né un’autorizzazione regionale, il cui costo è stimato in 125 milioni di euro e la cui realizzazione è prevista entro il 2027. L’investimento dovrebbe essere finanziato dai Comuni di Rete Ambiente tuttavia, nelle ultime settimane, alcuni di questi hanno manifestato dubbi sulla partecipazione al finanziamento.
Anche ammesso che l’investimento vada in porto, i tempi per il pieno esercizio dell’impianto sembrano ormai destinati a superare ampliamente il 2027. Nel frattempo, la chiusura del termovalorizzatore sta comportando costi economici e ambientali: AAMPS subisce un ammanco annuo di 6-6,5 milioni di euro, dovuto sia ai mancati ricavi di produzione di energia elettrica sia ai maggiori costi di smaltimento presso il TMB di Pioppogatto dove inviamo la nostra indifferenziata.
Se prima il termovalorizzatore smaltiva tutto il rifiuto indifferenziato oggi il TMB recupera solo il 15% del rifiuto mentre l’85% finisce in discarica. Un paradosso visto che le discariche occupano spazi preziosi e causano emissioni ben maggiori dei termovalorizzatori.
Di fronte a questa situazione, poniamo alcune domande all’Amministrazione:
Considerando le incertezze sollevate da alcuni Comuni di Rete Ambiente, può considerarsi ancora certa la realizzazione dell’ossicombustore?
Se sì, quale sarebbe la reale tempistica prevista per la sua entrata in funzione?
Non sarebbe opportuno riprendere in considerazione l’ammodernamento del termovalorizzatore il cui investimento, visto il dilatarsi dei tempi di realizzazione dell’ossicombustore diverrebbe ampliamente ammortizzabile e la sua messa in funzione eliminerebbe gli ammanchi subiti annualmente da Aamps ed eviterebbe il conferimento in discarica dell’85% del rifiuto?
Nel caso si optasse per la riattivazione del termovalorizzatore, potrebbe essere una soluzione affidarne la gestione a un soggetto privato, come avvenuto per il termovalorizzatore di Montale a Pistoia, garantendo così il suo adeguamento ed un canone per il Comune?
La speranza è che queste domande possano essere utili spunti di riflessione volti ad aprire un dibattito costruttivo su un tema che incide sulla sostenibilità economica e ambientale del nostro territorio.

