Impegno Comune dice NO al fotovoltaico

97.106 moduli fotovoltaici distesi su 106 ettari di campi fertili, suddivisi in 6 aree distinte, prevalentemente aree agricole poste attorno all’abitato di Venturina Terme. Questi i dati salienti del progetto presentato dalla società Iren Green Generation Tech srl al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica che è oggi titolare del potere autorizzativo dei grandi impianti per la produzione di energie rinnovabili.
La posizione della lista Impegno Comune su questo argomento l’abbiamo già espressa con il programma elettorale: riteniamo che si debba dare un contributo alla produzione di energie rinnovabili senza compromettere la principale risorsa dell’economia agricola della zona: i campi coltivabili. Non si può ignorare che mentre i campi si riducono su scala globale, la popolazione del pianeta ha superato 8 miliardi di persone alle quali si dovrà garantire il cibo. Un obiettivo per il quale gli Stati devono impegnarsi, garantendo agli agricoltori la possibilità di fare meglio il proprio lavoro e non di indurli ad accettare ricatti economici speculativi che, più che ad integrazioni del reddito, assomigliano alla dismissione agricola in favore della rendita.
Nel programma abbiamo indicato con precisione le alternative che in larga parte abbiamo avviato in questi 5 anni di mandato Amministrativo: un progetto finalizzato alla produzione di energia sostenibile per soddisfare l’autoconsumo della nostra Comunità, utilizzando le coperture degli edifici pubblici, a partire dai capannoni della Fiera, parcheggi coperti e terreni improduttivi a cui possono aggiungersi investimenti privati volti a realizzare impianti di produzione di energia verde sulle coperture dei capannoni delle nostre imprese, sui tetti degli edifici e delle abitazioni, il tutto messo in rete grazie alla costituzione della comunità energetica; una associazione riconosciuta in grado di distribuire e condividere il beneficio di questi investimenti con tutti i cittadini attraverso incentivi e abbattimenti delle bollette e contrastare la povertà energetica. In una visione sovracomunale, tra le opportunità da sfruttare aggiungiamo anche le sterminate aree industriali dismesse di Piombino e, in caso di nuovi insediamenti produttivi, i piazzali e i tetti dei capannoni che saranno costruiti, oltre che l’impianto fotovoltaico flottante ai laghetti di Tufaia presentato dall’Ambito Turistico all’interno degli oltre 4 Milioni ottenuti attraverso il PNRR sul progetto delle green community.
Se eletti, faremo valere queste ragioni nel parere che il Comune di Campiglia dovrà formulare, aggiungendo una valutazione non marginale per l’economia locale: in Val di Cornia le campagne sono anche una componente essenziale del paesaggio, delle tipicità agricole e della storia delle nostre comunità. Inoltre contribuiscono alla qualificazione di altri rilevanti segmenti della nostra economia: il turismo, la filiera dell’enogastronomia e l’industria della trasformazione dei prodotti della terra. Con campagne invase da torri eoliche, enormi distese di pannelli solari (a terra o elevati), la Val di Cornia perderà molto dell’immagine che ne ha fatto anche una meta turistica.
Infine i poteri. Il quadro legislativo nazionale per i grandi impianti di produzione di energie rinnovabili è sostanzialmente deregolamentato, lasciando alle grandi imprese la facoltà di proporli nelle campagne a chiunque si renda disponibile a farli costruire. Non esiste nessuna pianificazione nazionale che individui le aree dove questo è possibile e dove invece non lo è. La pianificazione locale (regionale e comunale) è stata di fatto annullata. I progetti, in base alla dimensione, si presentano direttamente al Ministero per l’Ambiente o alla Regione. Ai comuni è consentito solo esprimere pareri, non vincolanti, nell’ambito della valutazione d’impatto ambientale (VIA). E’ una legislazione che risponde ad interessi privati, ma non a quelli pubblici e

generali. Produrre energie rinnovabili è una priorità, come lo sono la difesa dell’agricoltura, il cibo e la conservazione dei paesaggi italiani. Se eletti ci batteremo per fermare lo snaturamento delle nostre campagne e per modificare una legislazione che sta mettendo in luce pericolose carenze, così come abbiamo iniziato a fare ormai da più di un anno a questa parte, ricercando sin da subito il dialogo con le categorie, gli imprenditori per presentare, come fatto, alla Regione Toscana le nostre richieste e far sentire la nostra voce. Allo stesso tempo ci batteremo per cercare di costruire o favorire maggiori garanzie e strumenti per le aziende agricole che si trovano tra la morsa della grande distribuzione che decide il prezzo della materia prima ed i cambiamenti climatici che senza preavviso determinano la riuscita o il fallimento di una stagione produttiva. Molto c’è ancora da fare e noi siamo pronti a lottare per ciò in cui crediamo, senza mollare di un centimetro rispetto alla nostra posizione.