Il Collettivo Popolare Piombinese con un post sulla pagina Facebook si è rivolto direttamente ai 4 candidati a sindaco di Piombino ponendo loro 3 domande.
“A meno di un mese dalle elezioni amministrative rimangono tante belle parole, progetti immaginari e POCHE DISCUSSIONI CONCRETE. Proviamo ancora una volta ad ottenere RISPOSTE riformulando le DOMANDE fondamentali.”
Pennainmovimento ringrazia i candidati a sindaco Fabrizio Callaioli, Gianni Anselmi, Francesco Ferrari e Giuliano Parodi per averci inviato le loro risposte.
FABRIZIO CALLAIOLI
Che ne sarà del rigassificatore?
E’ tutt’altro che un argomento del passato. Il TAR ha preso atto che il governo ha promesso lo stazionamento per 3 anni dell’impianto nel porto di Piombino, ma niente di più. Il giudice amministrativo non è assolutamente competente a stabilire una cosa del genere. Ne consegue che non abbiamo alcuna garanzia che il rigassificatore stazioni a Piombino solo ancora per due anni.E’ semplicemente il tempo che è stato previsto nella procedura amministrativa. Ma, per un eventuale futuro, la decisione è comunque del governo, che, come tale deciderà secondo le esigenze del momento, più o meno emergenziali.
La storia, proprio quella del modello Piomnbino, ci insegna che per soddisfare le richieste del potere economico (Snam, nella fattispecie), si possono inventare emergenze e leggi speciali in violazione di tutte le procedure di sicurezza concepite a tutela dei cittadini.
Per cui, resto convinto che non si abbiano le garanzie di allontanamento della nave
rigassificatrice, come invece affermato da altri.
In ordine al fatto che la direzione nazionale del mio partito possa esercitare pressioni per trattenerlo nel porto di Piombino, posso affermare con certezza che sia una circostanza di impossibile concretizzazione. Per visioni ideologiche il mio partito è assolutamente contrario sia al rigassificatore a Piombino, sia ovunque, in virtù di una strategica avversione alle fonti fossili, il cui utilizzo sta portando al collasso l’ecosistema del pianeta.
Sono sicuro di poter dire lo stesso per quanto riguarda il M5S, perché in materia di tutela dell’ambiente ha sempre tenuto posizioni assolutamente contrarie al fossile e invece favorevoli alle energie rinnovabili. I compagni di viaggio del M5S di Piombino mi hanno fornito rassicurazioni in tal senso, se mai ve ne sia mai stato bisogno.
E’ chiaro che in caso di richiesta di proroga la mia amministrazione si opporrebbe adottando tutte le strategie giudiziarie e politiche che si rivelassero necessarie. In una battaglia di questo genere, come dissi in un’occasione, non si può pensare di essere simpatici, per cui, come sindaco sarei pronto a mettermi a capo della protesta del Popolo Piombinese per difendere la sicurezza, l’ecosistema marino e non ultime le possibilità di sviluppo del Porto di Piombino, che è attualmente soffocato dalle misure di sicurezza del rigassificatore, che determinano la sottoutilizzazione degli spazi e delle banchine.
Qual è il futuro della fabbrica e dei suoi lavoratori?
Quello che si profila è un futuro tutt’altro che roseo.
Lo vado dicendo in ogni occasione possibile: la secretazione dei memoranda è una cosa del tutto inaccettabile. Chi può sentirsi rassicurato da qualcosa di segreto? Sono state le imprese private a chiedere e ottenere la clausola di riservatezza. Cosa aspettarsi quindi?
Niente di buono, perché le cose buone si divulgano, fosse solo per appuntarsi le medaglie al petto. Si tengono nascoste quelle poco belle.
Gli esperti di siderurgia riferiscono che i progetti mostrati sia da Metinvenst-Danieli, sia da JSW, sono estremamente generici, sia per la mancanza di dettagli su tanti profili fondamentali, come l’approvvigionamento di acqua, di energia elettrica o di gas, sia per la mancata individuazione dei siti su cui dovrebbero essere costruiti i forni elettrici. Circostanza di non poco momento. Per quanto riguarda infatti JSW, atteso che questa impresa si confinerebbe all’interno dell’area che va dalla Cornia Vecchia a via Cavallotti, è di palmare evidenza che una collocazione della nuova acciaieria vicino al centro urbano riproporrebbe antichi dissapori tra la fabbrica e la comunità, evidentemente stufa di vivere con una fabbrica inquinante in fondo al corso cittadino. E, come vado dicendo da tempo, di attriti tra il mondo del lavoro e quello dei cittadini che desiderano una città disinquinata, non v’è alcun bisogno. Tutt’altro, questa città ha bisogno di armonia.
In ordine al progetto di Metinverst Danieli, la genericità anche del rendering non è rassicurante per mancanza di indicazioni precise di tutte le infrastrutture di servizio e di collegamento. Oltretutto Danieli sembra volersi impegnare anche a Taranto, con un impianto più grosso di quello di Piombino, finalizzato alla produzione di preridotto, e non pare essere un’impresa così potente da sostenere due impegni industriali del genere.
Tutte queste circostanze ci lasciano assai poco rassicurati sulla reale fattibilità delle
nuove acciaierie. Allora viene il sospetto che i Piombinesi siano effettivamente vittime della strategia della rana bollita. Si vanno facendo promesse, ormai da tanti anni, specialmente in
concomitanza di ogni tornata elettorale, senza che mai dette promesse vengano mantenute. Allora la questione vera è capire cosa vuol fare il governo di Piombino e dei Piombinesi. Qual è la sua complicità in tutti i fallimenti ai quali abbiamo assistito? Quindi torna in gioco l’antica analisi che facciamo da anni, ossia che l’acciaio e il suo mercato siano fenomeni complessi e non governabili secondo le normali regole del libero mercato, ma gestibili, nell’interesse del popolo, solo attraverso una reale programmazione da parte dello Stato, che deve mettere ad un unico tavolo gli
imprenditori della siderurgia, le varie vertenze siderurgiche, a partire da Piombino, fino a Terni e a Taranto, e con una politica industriale faccia ripartire la produzione in Italia in maniera fruttuosa e non fratricida. Lo Stato ha il dovere di difendere un settore strategico per la nazione dall’affarismo delle multinazionali, che intendono spostare la produzione nei paesi in cui l’assenza di regole e diritti consente guadagni fuori misura.
Da ciò discende la necessità di un impellente intervento dello Stato, che non si limiti a mandare un ministro e un sottosegretario a firmare un memorandum, ma si applichi nella programmazione necessaria a governare la dialettica industriale della siderurgia e così riuscire a difendere Piombino, che di sicuro in questo panorama risulta il contesto più debole.
Quindi, l’amministrazione da sola non riuscirà mai a mettere l’impresa con le spalle al muro e costringerla a rispettare gli impegni presi senza la collaborazione e l’aiuto del governo.
Pertanto, il sindaco e l’amministrazione comunale dovranno dimostrare grande competenza e coraggio politico nel saper esercitare sul governo la adeguata pressione per ottenere il supporto necessario a costringere gli imprenditori dell’acciaio a rispettare gli impregni presi. Successivamente, qualora finalmente gli imprenditori privati (JSW e Matinverst- Danieli) si dimostrassero adempienti, l’amministrazione comunale avrebbe il dovere di concertare con la fabbrica la ricerca di imprese appaltatrici e di personale sul territorio.
Va da sé che sarebbe responsabilità dell’amministrazione approntare tutte le misure idonee a far sbocciare nuove imprese, o anche a far aggiornare quelle esistenti, affinché le acciaierie possano convenientemente reperire sul territorio le competenze necessarie a svolgere le lavorazioni complementari alla produzione. Il reperimento di fondi per finanziare corsi di formazione per le specifiche lavorazioni richieste sarebbe il primo passo da compiere.
Qual è il progetto per l’ex Rimateria?
Intanto è già qualcosa vedere che non siamo i soli a credere che riportare sotto il controllo pubblico la discarica sia una cosa necessaria.
Nel 2019 solo il PRC e il M5S sostenevano questa visione. Adesso qualcun altro, che fino ad ora ha percorso strade diverse, inizia a proporre questa soluzione. Nei fatti si dovrebbe lavorare con la Regione Toscana intorno alla creazione di un ente, verosimilmente una società partecipata dalla stessa Regione e dai Comuni della Val di Cornia, che diventi protagonista della gestione dei rifiuti prodotti nella nostra zona e della conseguente discarica.
Detto questo, è necessario chiedere alla Regione di rivedere la concezione di ATO SUD che ha determinato poi lo spostamento della gestione dei rifiuti solidi urbani nelle mani di SEI Toscana, lasciando a suo tempo ad ASIU solo i problemi della discarica. Da questo punto di vista, risulterebbe accettabile anche la strategia di concepire una ATO Val di Cornia.+ E’ chiaro che rientrare nella gestione degli RSU e della conseguente economia sarebbe uno degli elementi economici necessari a far funzionare una società partecipata che funzioni senza indebitarsi.
In questo contesto, uno degli obiettivi sarebbe quello di far ripartire il progetto, mai
coltivato con convinzione, di lavorare i tanti rifiuti industriali che dovrebbero essere
trasformati in inerti e immessi nel mercato.
E’ anche fuori discussione che allo stato dei fatti si debbano prendere le misure ad una società, Rinascenza, che gestisce in affitto la discarica, in forza di un contratto sottoscritto dal curatore del fallimento di Rimateria, Sappiamo che questa società si muove senza più alcun vincolo di controllo imprenditoriale da parte degli enti pubblici locali.
L’amministrazione però dovrebbe essere molto più attiva in tema di controlli. Circostanza questa non banale, sia per i risultati immediati nella salvaguardia dell’ambiente e della salute, sia per gli effetti riflessi che un adeguato e giusto controllo potrebbe riverberare sull’attività imprenditoriale del soggetto affittuario d’azienda.
Del resto, fina quando l’affitto durerà, si dovrà comunque tener presente che ci saranno da rispettare i limiti della discarica, che per quanto non circoscritti dal punto di vista della tipologia di rifiuti da conferire, esistono però in ordine ai volumi da coltivare.
Detto questo, è fuori discussione che fin quando non sorgerà un soggetto partecipato dagli enti pubblici locali che possa sostituirsi a Rinascenza nella gestione dei rifiuti, della discarica, e della sua chiusura, resta sempre necessario e impellente aprire una relazione con Rinascenza stessa per conoscere la sua disponibilità ad avviare un progetto per la lavorazione dei rifiuti industriali. Quelli che insistono sempre sul nostro territorio, e quelli che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) essere prodotti dalle nuove acciaierie Metinvest-Danieli e JSW. Da questo punto di vista risulterebbe essenziale aprire immediatamente anche un canale di dialogo con la curatela del fallimento di Rimateria, ossia il soggetto che effettivamente può prendere le decisioni sul futuro della discarica nel momento in cui il rapporto contrattuale con Rinascenza si interrompesse. Sia l’amministrazione comunale, sia la Regione e/o la nascitura società partecipata dovrebbe quanto prima proporsi per l’acquisto della discarica dal fallimento. Posto oltretutto che Rinascenza non pare più intenzionata a tale acquisizione.
GIANNI ANSELMI
Che ne sarà del rigassificatore?
Prima di tutto occorre smentire una fake news che sta circolando: la permanenza in porto per tre
anni della nave rigassificatrice non è stata stabilita dalla sentenza del TAR ma dall’autorizzazione
rilasciata dal commissario dell’opera che, a fronte di una richiesta di SNAM di 25 anni, aveva
stabilito di concedere quella banchina per 3 anni. Il TAR ha solo confermato la concessione.
Detto, questo, per noi fa fede quell’autorizzazione triennale.
Per tre ragioni sostanziali: la prima è che i rigassificatori sono stati presentati dal governo Draghi
prima e Meloni poi come risposta alla crisi energetica del nostro Paese e quindi 3 anni devono
essere ritenuti sufficienti per uscire dalla crisi; la seconda, che più interessa la nostra città, è che
quelle banchine che sono costate alla Regione (e quindi ai cittadini) 130 milioni di euro devono
generare sviluppo e ricchezza e quindi traffici commerciali nel porto; la terza è che noi pensiamo
che il Paese e anche Piombino debbano fare investimenti e uno scatto in avanti imponente sulla
produzione di energia da fonti rinnovabili.
Abbiamo contestato l’installazione del rigassificatore, all’epoca. Non lo abbiamo fatto con
motivazioni antiscientifiche ma dicendo che era un’infrastruttura senza una storia che veniva
portata in una città in gravi difficoltà senza che quei problemi, a partire dal ripiegamento
dell’industria e dal conseguente arretramento dei servizi ai cittadini, venissero minimamente presi
in considerazione dai governi Draghi e Meloni che l’avevano imposta.
Di Piombino si conosceva e si era interessati solo a una banchina che aveva le misure giuste per
ospitare la nave Golar Tundra e questo è stato inaccettabile.
Riteniamo, occorre dirlo, che sia stata una situazione gestita male dall’Amministrazione comunale
di Piombino.
La nave staziona nel nostro porto, i cittadini pagheranno salato il conto del TAR non appellato e
quindi confermato nella sua decisione dall’Amministrazione Ferrari, non è arrivato nulla che in
qualche modo potesse ‘risarcire’ Piombino dall’essersi fatta carico ancora una volta dell’interesse
nazionale.
Noi pensiamo che quando si è capito chiaramente che Draghi non era disponibile a arretrare e
Meloni pronta a confermare, il Sindaco dovesse sedersi responsabilmente a un tavolo istituzionale
e portare a Piombino opere e finanziamenti che dovrebbero arrivare a prescindere dal
rigassificatore ma che potevano avere nel rigassificatore la leva per le amministrazioni locali di
avanzare richieste imponenti. Prima tra tutte la bonifica di una parte sostanziale del SIN da
restituire alla città e a nuovi insediamenti produttivi, ma anche risorse per diminuire le bollette per
cittadini e aziende (almeno del 50%), soprattutto per quelle imprese che consumano molta
energia per le produzioni; risorse per il completamento definitivo del porto; i soldi (circa 10 milioni)
che mancano per il secondo lotto della 398; la possibilità di installare un parco con impianti di
produzione di energia verde nelle aree ex industriali.
Questo ci spinge a una domanda molto attuale: con quale credibilità si chiedono oggi
compensazioni per un impianto che si vuole che vada via nel 2026?
Aveva senso farlo prima che la nave si affacciasse a Piombino. Allora, con la forza dei cittadini
che legittimamente avevano manifestato un disagio e una preoccupazione, unendo le istruzioni
tutte, le categorie economiche, le rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici, le associazioni
ambientaliste, si poteva concordare un pacchetto di misure per il rilancio della città e della Val di
Cornia. E con la forza di quella comunità di intenti, imporlo al governo. La sensazione è che oggi si stia di nuovo facendo solo propaganda.
Qual è il progetto per l’ex Rimateria?
La vicenda Rimateria/Rinascenza è emblematica di un modo semplicistico di condurre
l’amministrazione che non ha portato nessun risultato, anzi un danno.
L’ex Rimateria con tutte le sue problematicità, infatti, era un soggetto industriale obbligato al
controllo pubblico sul piano industriale (che quindi poteva essere limitato) al quale oggi si è
sostituito un soggetto privato che, nei limiti delle norme, può fare dentro la sua concessione
quello che ritiene meglio per il proprio sviluppo industriale.
Detto questo, per monitorare il lavoro di Rinascenza ci sono le leggi e gli organismi di controllo,
tra i quali anche il Comune per le proprie funzioni.
Pare più rilevante dire che noi pensiamo che la discarica sia da superare definitivamente, in linea
con tutte le previsioni europee.
Non pensiamo però che si debba rinunciare a un confronto con il Ministero dell’Ambiente e con la
Regione sui flussi di materia legati alle bonifiche del SIN e su una progettualità impiantistica che
tenda al recupero, riciclo e riuso dei materiali provenienti dalle bonifiche stesse e dagli
smantellamenti degli impianti industriali dismessi. Assegnando a quelle aree e a Rinascenza, di
fatto, una nuova funzione pubblica nelle bonifiche a servizio della città e del suo futuro.
Qual è il futuro della fabbrica e dei suoi lavoratori?
Vogliamo guidare un processo virtuoso di reindustrializzazione della città in coerenza con gli
obiettivi di sostenibilità ambientale e di tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori e delle
cittadine e dei cittadini e vogliamo farlo orientando questo processo in modo equilibrato e
rispettoso per l’attuale assetto del territorio e per tutte le altre attività già presenti.
Il primo punto dell’agenda però deve essere la salvaguardia dei posti di lavoro di tutti i circa 1500
attualmente occupati da JSW. Occorre una legge nazionale che istituisca un ‘contenitore’ nel
quale confluiscono tutti i lavoratori attualmente in forza a JSW e che al netto dei 400 che saranno
confermati dagli indiani per la produzione delle rotaie, tenga tutti gli altri dentro senza neanche un
licenziamento e che anzi li sostenga nella formazione professionale per i nuovi impianti e li
traghetti fino al giorno del nuovo insediamento di Metinvest Danieli.
Nel nostro programma abbiamo proposto di: promuovere un accordo di pianificazione tra
Comune, Regione Toscana, Autorità Portuale e Agenzia del Demanio sulle aree industriali e
portuali per governare unitariamente il processo di reindustrializzazione siderurgica in aree distanti dal centro abitato con le tecnologie più efficienti dal punto di vista ambientale. A Piombino può nascere un polo siderurgico integrato affacciato sul porto e unico nel Mediterraneo in grado di coniugare la nuova produzione di laminati piani di Metinvest-Danieli, con la riqualificazione del treno rotaie di JSW, la potenziale verticalizzazione dei coils nello stabilimento Magona e nelle altre piccole e medie imprese che operano nella filiera siderurgica e con le progettualità industriali di Tenaris Dalmine; governare localmente le aree demaniali non marittime, in convenzione con la Regione Toscana e con l’Agenzia del Demanio, per bonificarle, infrastrutturarle e aprirle all’insediamento di piccole e medie imprese manifatturiere della filiera siderurgica e non, della logistica e di settori a basso impatto ambientale; la definizione di 2 nuovi accordi di programma che, in coerenza con la pianificazione territoriale, disciplinino le modalità di investimento dei gruppi industriali e gli impegni di interesse generale di questi ultimi, inclusa la salvaguardia dei posti di lavoro e gli aspetti ambientali.
Un terzo accordo di programma tra tutti i soggetti pubblici coinvolti dovrà contenere obiettivi e
risorse per le bonifiche, l’infrastrutturazione/accessibilità stradale e ferroviaria del territorio, il
completamento del Piano Regolatore Portuale e eventuali ulteriori incentivi per l’insediamento di
piccole e medie imprese e per il sostegno delle aziende presenti nell’Area di Crisi Industriale
Complessa; la creazione di una struttura di coordinamento politico-amministrativa dedicata a tutte le procedure urbanistiche, istruttorie e autorizzative afferenti al perimetro industriale e portuale
ricompreso nei 900 ettari del SIN (Sito di bonifica di Interesse Nazionale) per assicurare
omogeneità e coerenza delle attività e celerità di risposte nelle relazioni con soggetti pubblici e
privati; il potenziamento e adeguamento della Stazione Ferroviaria di Fiorentina per il traffico merci e penetrazione ferroviaria nelle aree portuali; sostenere percorsi di specializzazione ITS (Istituti di Istruzione Superiore), anche in ambito industriale, promuovendo reali opportunità di sviluppare adeguate competenze professionali post diploma.
GIULIANO PARODI
Che ne sarà del RIGASSIFICATORE?
Con SNAM che ha più volte rimarcato la funzionalità del nostro porto, il Comune di Savona (Vado Ligure dovrebbe essere la prossima destinazione) pronto per la via giudiziale ed un contesto geopolitico sempre sull’orlo dell’emergenza nazionale (mai stata reale) la dipartita dopo tre anni è tutt’altro che scontata. Come vi porrete di fronte alle pressioni dei partiti nazionali che faranno di tutto per trattenerlo nel nostro porto? Quali azioni intraprenderete in caso di richiesta di proroga?
L’autorizzazione unica rilasciata a SNAM dal commissario straordinario garantisce l’esercizio dell’impianto per tre anni, scaduti i quali l’impianto non può più funzionare. Molti sottolineano che questo è stato cristallizzato dalla sentenza del TAR, che però, di fatto, non entra nel merito dell’autorizzazione (non è sua competenza) ma prende solo atto di quanto riportato nei documenti commissariali; pertanto, la sentenza non rassicura nessuno sulla possibilità di una ulteriore permanenza dell’impianto, che potrebbe essere richiesta da SNAM agli organi preposti e che potrebbe, in un’ipotesi non del tutto assurda, persino spostarsi in off-shore nel Golfo di Follonica.
Dico questo perché, dal momento che era stata avviata, a nostro avviso era necessario proseguire la via legale intrapresa ed impugnare la stessa sentenza del TAR al Consiglio di Stato. Lo spostamento in off-shore della Golar Tundra a Vado Ligure rischia di subire uno stop a causa delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il governatore della regione Liguria, nonché commissario straordinario all’opera.
Le pressioni dei Partiti, qualunque bandiera abbiano, a noi non influenzano perché Progetto Piombino è una lista civica libera ed indipendente, ed è questa la garanzia per i cittadini sulle decisioni finali, figlie soltanto del bene comune nell’interesse della città. In questi anni abbiamo assistito al balletto dei partiti e dei loro rappresentanti che in maniera fraudolenta vorrebbero far credere ai cittadini che il partito a Roma o a Firenze è un altro rispetto a quello locale. Proprio la vicenda del Rigassificatore ha palesato come i partiti e le appartenenza influenzano le scelte locali, dalla battaglia dura e pura del sindaco contro la Golar quando governava Draghi e il suo partito era all’opposizione, per poi arrivare a rinunciare a perseguire una battaglia legale e svendere la questione per 30 denari (come riportato nella delibera di Giunta dove l’amministrazione rinuncia al ricorso ulteriore in cambio dello sconto sulle spese legali da versare a cui il TAR ci aveva condannato), nel momento che il centro-destra e la sua leader di partito, Giorgia Meloni, si è seduta sullo scranno più alto del Governo e dopo che il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, sostenitore dell’operazione rigassificatori in Italia, ha deciso di sostenere la candidatura del sindaco attualmente in carica alle prossime elezioni.
Qual è il progetto per l’EX RIMATERIA?
Dopo la serie di insuccessi, tra i quali l’enorme buco di bilancio e il successivo fallimento chiediamo quale sia il piano per la discarica alle porte della città, attualmente gestita da privati, i quali miasmi si cominciano a risentire. Come pensate di riottenere la partecipazione pubblica necessaria per garantire il rispetto concreto degli standard di sicurezza e igiene e per fermare la richiesta di raddoppio dei volumi?
Per primo, oltre 10 anni fa, ho sollevato il problema della mala-gestione della società ASIU rimanendo inascoltato e nel silenzio di tutti, anche di molti di quelli che ora si ergono a paladini: già nel 2015 arrivai a chiedere le dimissioni dell’allora Presidente Fulvio Murzi.
Ci sono da separare 2 questioni però, la montagna di debiti (su cui sono in corso indagini degli organi competenti e di cui aspettiamo gli esiti e i colpevoli) e la montagna di rifiuti che, lasciata per molti anni senza attuare le misure di sicurezza ambientale imposte, è fallita e dal tribunale di Livorno è passata nelle mani di Rinascenza Toscana, società a gestione privata.
Per attuare le prescrizioni imposte all’impianto dalla Regione Toscana (che nel frattempo in parte sono state realizzate) completare il “capping” (chiusura definitiva) e garantire il post-mortem (ovvero i capitali necessari per la gestione successiva alla chiusura: come smaltire il percolato ecc.) servono svariati milioni di euro, che Rinascenza o qualsiasi altra società (lecitamente non essendo delle onlus venute a sanare i debiti fatti dall’azienda pubblica) vorrebbe ricavare dall’aumento di volumi e dal cambio di tipologia di rifiuto, per garantirsi utili e il denaro necessario per adempiere a quanto scritto sopra.
Per evitare tutto questo, Progetto Piombino ha una strategia precisa che di fatto è l’unica soluzione percorribile se vogliamo scongiurare aumenti di volume: adoperarsi presso la Regione per impedire la modifica della tipologia di rifiuto avanzata, contemporaneamente attivarsi di concerto con la Regione Toscana, il Ministero dell’Ambiente con FINTECNA spa, società pubblica italiana con sede a Roma, interamente di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, ricompresa tra le amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato dello Stato Italiano che si occupa principalmente di finanziare e gestire le partecipazioni statali, società, enti pubblici, e l’eventuale liquidazione di questi ultimi, che ha le risorse a bilancio da destinare per le bonifiche dei siti inquinati a suo tempo da industrie statali, tra cui un Piombino.
Qual è il futuro della FABBRICA E DEI SUOI LAVORATORI?
Con due memorandum che verranno desecretati dopo le amministrative tutto sembra condurci ad una vera e propria emergenza occupazionale. La prevista riduzione degli occupati totali in JSW da 1400 a 400 e il lontano nel tempo riassorbimento di 700 occupati in Metinvest-Danieli lasciano di fatto 300 disoccupati e uno stallo temporale di diversi anni.
Cosa ne sarà dei lavoratori in questo limbo? Qual è l’obiettivo che vi proponete per l’occupazione nella siderurgia e come pensate di raggiungerlo?
I due memorandum sono segreti per 2 dei 4 candidati e questo crea non pochi problemi di correttezza, tra l’altro il memorandum di JSW è fortemente sbilanciato verso l’azienda e non ne capisco il senso visto le inadempienze della società negli anni.
I due firmatari (Anselmi e Ferrari) ancora non hanno detto alla città perché hanno sottoscritto accordi al ribasso, accordi che concedono di nuovo a JSW per 30 anni la banchina in concessione, accordi dove lo stato si impegna a bonificare le aree di JSW con soldi pubblici ecc. Se ne devono assumere la responsabilità. L’unica certezza al momento in cui scrivo è che il 17 maggio sono scaduti i 120 giorni che dovevano portare alla firma di un protocollo d’intesa vincolante con Metinvest e nessun Accordo di Programma è stato presentato.
La nostra Lista civica lavorerà nella direzione di creare, attraverso la pianificazione urbanistica, le condizioni perché nelle aree compromesse già a disposizione si possano insediare nuove realtà imprenditoriali: la diversificazione reale si fa creando le condizioni perché il territorio sia attrattivo per imprese esterne di piccole e medie dimensioni
FRANCESCO FERRARI
Che ne sarà del Rigassificatore?
La Golar Tundra è stata autorizzata per tre anni dall’entrata in esercizio, ciò significa che nel 2026 dovrà lasciare il porto. Il limite dei tre anni, inoltre, è stato cristallizzato dalla sentenza del Tar Lazio che chiarisce espressamente che alla scadenza del tempo stabilito le autorizzazioni vengono meno. Nel caso in cui il Governo volesse ottenere una proroga per la permanenza, pertanto, sarebbe necessario un nuovo provvedimento amministrativo e un nuovo procedimento istruttorio, questa volta sottoposto a Via. Ma, soprattutto, una scelta del genere contrasterebbe con la sentenza, per cui il nuovo atto, a quel punto, sarebbe illegittimo e necessariamente impugnabile.
La mia appartenenza politica non è mai stata un limite, anzi: gli interessi della comunità sono sempre stati e saranno sempre l’assoluta priorità della mia azione amministrativa.
Qual è il progetto per l’ex Rimateria?
La Regione Toscana ha avuto l’occasione di assumere il controllo della discarica tramite il potere sostitutivo utilizzando le fideiussioni e i proventi delle aree autorizzate, leggasi cono rovescio, per metterla in sicurezza e chiuderla. Non è stato fatto nonostante avessimo invocato a gran voce questa soluzione a una questione quantomeno annosa per il territorio. La battaglia non è finita, questo è certo, ma il dato positivo è che in questi cinque anni non un metro cubo di rifiuti in più è stato autorizzato. Questo lo si deve senza dubbio alle azioni messe in campo dall’Amministrazione per contrastare un progetto di ampliamento dei volumi che sarebbe stato una condanna per la città. Continueremo sulla strada tracciata in questi anni. Piombino, con noi, non diventerà mai una città dei rifiuti.
Qual è il futuro della fabbrica e dei suoi lavoratori?
I due memorandum sottoscritti con Jsw e con Metinvest – Danieli contengono dei parametri chiari su cosa vogliamo per il territorio. In sintesi, rilanciare la siderurgia in maniera compatibile con l’ambiente e con la diversificazione economica, bonificare e liberare spazi per i servizi e per la piccola e media impresa, in particolare le aree retroportuali, fissare clausole chiare per gli investimenti sia da parte del pubblico che dei privati, puntare alla riassunzione di tutti i lavoratori oggi dipendenti di Jsw. Ciò comporterà uno sviluppo economico di tutto il comparto a partire dalla rinascita dell’indotto, spazzato via da anni di crisi dell’acciaio, e una diversificazione economica che sottrarrà Piombino e i suoi lavoratori dallo scacco della monocultura.

