Biglietti per Piombino: “Tu chiamale, se vuoi, emozioni”

Testo di Gordiano Lupi, foto di Riccardo Marchionni.

Mi son dimenticato di sincronizzare l’orologio delle emozioni su quelle del mondo, che peccato, devo provvedere in fretta, imparare a entusiasmarmi delle cose comuni, andare fiero delle cose consuete, senza originalità, ché non serve. Prima o poi imparerò a farlo, per adesso preferisco vivere la mia vita, gioire per una rete segnata al Magona, pensare che son quattro vittorie consecutive, che la zona retrocessione resta alle spalle. Emozioni da poco? Può darsi. Ma non è mica da questi particolari che si giudica un’emozione. Un’emozione è come un calcio di rigore. Unica, ma la puoi sbagliare, sempre ammesso che sia possibile fallire un’emozione. Come questo rigore nella foto di un artista che non sbaglia, immortala emozioni, piccole o grandi che siano restano tali, caro amico che ti esalti solo per cose importanti. E tu chiamale, se vuoi, emozioni, vedere due rigori al Magona – diventato terra brulla invernale – cancellare commenti che criticano le gradinate piene d’erbaccia, perché quella è la tua erbaccia, soltanto tu puoi dirlo, infine gioire come non mai perché uno di quei rigori finisce dentro. Ma immortalato resta il rigore fallito. Bello lo stesso, perché alle spalle d’una rete non segnata resta la splendida decadenza del Magona, binomio indissolubile di degrado e sogno. Non è mica da questi particolari che si giudica uno stadio. Uno stadio si giudica dal suo grande passato, dalle giornate che dentro ci hai vissuto, dal manto (un tempo) erboso calpestato, da tutte le emozioni che ti ha dato.