Comunicato stampa.
IL FOGLIO LETTERARIO & EDIZIONI IL FOGLIORivista: www.ilfoglioletterario.itCasa Editrice: www.edizioniilfoglio.comIndipendenti e liberi a Piombino dal 1999
IN USCITA
Gordiano Lupi & Riccardo Marchionni
MI RAMMENTO PIOMBINO – Tanta bellezza non la catturerai
Amarcord Piombino volume 2
Pagine 230 – Euro 15
Il Foglio Letterario Edizioni, settembre 2023
DOPO IL SUCCESSO DI AMARCORD PIOMBINO – I RAGAZZI DI VIA GAETA, ECCO IL TANTO ATTESO SECONDO VOLUME SULLA PROVINCIA CHE CAMBIA!
16 settembre ore 18 e 15 PRESENTAZIONE CIRCOLO ARCI COTONE con APERICENA
Alcuni titoli dei capitoli: Tanta bellezza non la catturerai, Mulattiera di mare, Il parco degli eucalipti, La piazza del tempo perduto, Penna Bianca, Giovanna la parrucchiera del Poggetto, Radio private televisioni e ricordi, Rete Toscana Sud dieci anni di televisione a Piombino, Storia sentimentale del mio calcio al Magona, Piombino amore mio!, Aldo Agroppi, Lido Vieri, Nedo Sonetti, Aulo Giuliani, Enzo Badiani, Gino Ieri, Roberto Biagini, Alfredo Pierozzi, Altoforno perduto, Edo Topi, Ennio Della Schiava, Enzo Riccomini, Diletta Venturi, Esperienze Incontri, Il fico del Rivellino, Il pianto della scavatrice, Quando al Magona cantavano gli Inti Illimani, Enrico Salvadori una vita da Robinson, I nostri vecchi cinema, Le reisse in via Gaeta, La Chiesa di via Lucca, Il forno del Pepi, Circolino e ricordi, Gianfranco Autunnali, Un umorista di nome Marino, Sinfonia di settembre, Sotto il cimitero, Treni e ricordi, Tramonto in piazza Bovio, Vecchia stazione, Pasquale Mannucci e il Castello di via del Popolo, Viale Amendola Sotto Frati e il Canaletto, Il viale delle tamerici e degli oleandri, Liceo Carducci che mi guardi da lontano, Vecchio liceo, A Piombino leggendo Pessoa, La strada del mio Natale, Primavera di mare, Nostalgia ungherese, La morte di un padre, Immaginate, Litania su Piombino …
Questo non è semplicemente il secondo volume di una storia già cominciata e rimasta incompiuta. Qui non ci sono i racconti rimasti nel cassetto dopo la prima stesura di un volume di successo come «Amarcord Piombino» con la prosa poetica di Gordiano Lupi e le immagini romantiche di Riccardo Marchionni. Questo secondo volume in realtà è un tutt’uno con il primo e, personale impressione, potrebbe essere anche il preludio a un terzo appuntamento in libreria. Quello che stanno facendo Gordiano Lupi e Riccardo Marchionni è molto più che un semplice rovistare nel cassetto dei ricordi. Questo libro e il precedente non fanno altro che mettere ordine nella memoria collettiva. Grazie a questi ricordi gli autori riescono a riempire il cuore di una struggente felicità. Non c’è nostalgia, non c’è rimpianto, qui si tratta di ricostruire un cammino tortuoso e controversosenza avere la pretesa di dare un giudizio, anche se il confronto di fatto lo è. Perché è inevitabile far emergere errori e storture in un cammino che non ha certo migliorato la prospettiva di una comunità che ha visto passo dopo passo peggiorare la propria condizione. (Stefano Tamburini)
Bandella – Mancanze
a Enzo Polidori, un politico vero
Mi manca la politica vera, quella fatta per la gente, con la gente, in mezzo alla gente. Mi manca l’onorevole Polidori, sindaco di Piombino, poi deputato. Mi manca Il Magnacolo, ristorante sulla vecchia Aurelia, dove sostavano arbitri di calcio e camionisti, dalle parti di Tarquinia. Mi manca non riuscire a dormire dopo aver visto L’esorcista e Profondo Rosso. Mi manca la scoperta del proibito, il gusto di trasgredire. Mi mancano le televisioni libere, i film porno dopo mezzanotte. Mi manca una vecchia libreria pisana, in Borgo Stretto, dove ho scoperto Dario Bellezza. Mi mancano le riunioni infinite che non portavano a niente. Mi manca sentirmi parte d’un progetto. Mi manca il profumo d’olio canforato in uno spogliatoio. Mi manca il sapore d’erba bagnata, appena tagliata, prima d’una partita di calcio in notturna. Mi manca il sottopassaggio dello Stadio Magona, da anni non lo percorro. Mi manca una figlia che ti chiama babbo e le brillano gli occhi. Mi manca un sogno da realizzare, sono tutti svaniti. Mi manca credere, pure credere male. Mi manca avere il tempo per sbagliare. Mi manca il cinema che racconta la vita, la macchina da presa che pedina le persone. Mi manca la cucina economica del ferroviere, non solo nel film di Germi. Mi manca un’acacia in una casa lungo i binari, leggere al fresco dei suoi rami centinaia di libri. Mi manca il tramonto rosso fuoco dell’acciaieria. Mi mancano le sere d’estate a parlar del domani. Mi mancano notti di mare affacciato al balcone. Mi mancano edicole colme di giornali e fumetti. Mi mancano le sale giochi, il calcio balilla, persino il flipper. Mi manca il Nastro Azzurro, una serata con Cicciolina, il juke-box che suona. Mi manca uno stadio pieno di periferia, una partita contro il Cecina, le ciminiere sullo sfondo. Mi manca scoprire il futuro in sella a un motorino. Mi manca tutto, anche quel che non c’è stato. E le mancanze cadono sul presente, diventano rimpianti, mentre resto a guardare i giorni che scorrono di questa vita …
In allegato le copertine di Amarcord Piombino e di Mi rammento Piombino – invito a presentazione
La struggente felicità della memoria
di Stefano Tamburini
Questo non è semplicemente il secondo volume di una storia già cominciata e rimasta incompiuta. Qui non ci sono i racconti rimasti nel cassetto dopo la prima stesura di un volume di successo come “Amarcord Piombino” con la prosa poetica di Gordiano Lupi e le immagini romantiche di Riccardo Marchionni. Questo secondo volume in realtà è un tutt’uno con il primo e, personale impressione, potrebbe essere anche il preludio a un terzo appuntamento in libreria. Quello che stanno facendo Gordiano Lupi e Riccardo Marchionni è molto più che un semplice rovistare nel cassetto dei ricordi. Questo libro e il precedente non fanno altro che mettere ordine nella memoria collettiva. Grazie a questi ricordi gli autori riescono a riempire il cuore di una struggente felicità. Non c’è nostalgia, non c’è rimpianto, qui si tratta di ricostruire un cammino tortuoso e controversosenza avere la pretesa di dare un giudizio, anche se il confronto di fatto lo è. Perché è inevitabile far emergere errori e storture in un cammino che non ha certo migliorato la prospettiva di una comunità che ha visto passo dopo passo peggiorare la propria condizione.
E, va precisato subito, questo e il precedente non sono solamente libri di storia locale e non sono neanche scritti per chi ha vissuto in prima persona i ricordi o ne ha ascoltati di molto simili da nonne, nonni, madri e padri, fratelli e cugini più grandi. Una piazza del tempo perduto, come Gordiano Lupi definisce quella intitolata a Giovanni Bovio e meravigliosamente affacciata sul mare, c’è in ogni paese o cittadina, al di là della bellezza che esprime. L’epopea di radio e televisioni private è stata vissuta qui come altrove, cambiano i personaggi ma il profumo di quei ricordi può essere trasferito ovunque.
In questo secondo volume ci sono molti più personaggi, volti noti e meno noti, rispetto al primo. Ma lo spirito del racconto è proiettato anche in questo caso al recupero del significato dell’identità e dell’orgoglio dell’appartenenza. Che non è quella becera delle felpe e del “siamo meglio noi”. No, non c’è questa pretesa. C’è semmai quella di valorizzare esperienze che prese a sé stanti non hanno la stessa forza del contesto. C’è anche un indiretto confronto fra un personaggio del passato, una parrucchiera di un quartiere di periferia, con una giovane impegnata nelle sfilate di moda e nello studio universitario con un sogno nel cassetto, quello di lavorare nel campo dei diritti umani alle Nazioni Unite. Quelle due donne sono nonna e nipote e rappresentano la testimonianza di un passaggio generazionale, un ponte fra passato e futuro che questo libro cerca di mettere in campoper stimolare una riflessione più ampia.
Ci sono i ricordi dei cinema, della stazione ferroviaria finita a rappresentare un rudere dove le macerie sono le biglietterie abbandonate e con le tapparelle abbassate in attesa di una riapertura che non ci sarà mai più, il bar e l’edicola chiusi con le tracce di un tempo trascorso e impresso in muri decrepiti. Il deserto di pochi treni in partenza, nessun ferroviere e gli annunci automatici che neanche somigliano a quelli degli altoparlanti gracchianti del tempo che fu.
In questo secondo volume c’è anche un’appendice poetica che ben si accosta al resto della narrazione che tende sempre un po’ alla lirica. E qui si ritrovano note dolci e amare, tutte quante intrise nell’amore per le radici, che va al di là dei giudizi su come siano andate le cose. Quello di Gordiano Lupi, grazie anche alle immagini di Riccardo Marchionni – rigorosamente in bianco e nero come era consuetudine nelle epoche raccontate – è uno sforzo ben riuscito di lasciare una testimonianza che altrimenti sarebbe andata perduta. E non solo perché allora non esisteva una wikipedia dei ricordi e non c’erano social dove immagazzinare alla rinfusa immagini che si sarebbero moltiplicate fino a diventare marmellata senza reale gusto. Queste sono testimonianze ragionate, confronto che diventa il ponte ideale per un domani fatto anche di consapevolezza sui punti di partenza, sui capisaldi di una storia che è orgoglio e appartenenza. È l’opera di due sommelier che degustano e scelgono per i lettori parole che sono come immagini e fotografie che parlano.
Alla fine della lettura resta l’impressione di un futuro che è già passato senza avere avuto il tempo di accorgersene. E di un passato che è ancora presente, per chi l’ha visto e per chi non c’era. Cose che restano dentro e che Lupi e Marchionni ci trasmettono. Da cuore a cuore, dai loro occhi a quelli di chi legge e di chi guarda le foto.
Lupi chiude la sua narrazione confessando che gli manca tutto, anche quello che non c’è stato. È l’unico cedimento a una nostalgia che è più per la gioventù e per un’epoca in cui nascono le speranze. Non so se l’intento era quello ma le speranze che erano di Gordiano e di tanti che allora si affacciavano all’adolescenza, alla fine della lettura in gran parte diventano di chi sfoglia queste pagine.
Restano soprattutto le radici di questo grande albero chiamato comunità che vede cambiare le foglie ma resta sempre lì, magari più storto e malmesso. Ma è da quel tronco che nasce sempre tutto. Dai ricordi che non sono solo ricordi. Puoi anche non pensarci, a ciò che è stato, ma prima o poi torna. E in queste pagine non può esserci tutto ma c’è tanto, tantissimo. C’è soprattutto sentimento, c’è soprattutto il rispetto che non è indulgenza, assoluzione postuma o rimpianto. È una sinfonia di emozioni.

