Testo di Gordiano Lupi, foto di riccardo Marchionni.
Ho perso la magia, smarrito l’incanto che mi portava a scrivere, a inventare. Poco
male, navigo tra i ricordi, naufrago in ondate di emozioni, mi perdo nella nebbia del
passato. E allora osservo immagini d’abbandonato acciaio, dalle pale a vento di
Perelli in odor di Sterpaia, sulla Geodetica, a un altoforno spento, smontato pezzo a
pezzo, senza rispetto (o amore) per la storia.
Ciminiere biancorosse, pali immaginari
fatiscenti d’una rete adesso indifendibile, dalla centrale al mare è solo un attimo, un
istante; Portovecchio e il degrado d’altoforno, un porto violentato, una nave in
banchina che attende il suo destino.
Sporchi ricordi, ritagli di passato, coriandoli d’un
triste carnevale, campagna assolata scolpita in marmi colorati, un treno che passa,
scorre lentamente da una strada ferrata poco transitata. Questo è il presente, inutile
cercare di non fare i conti con la storia; desolazione, vastità d’infinito, materia
sbriciolata, cipressi e passioni, pini marittimi che trattengono emozioni.
E se sposto lo
sguardo verso il mare comprendo perché da troppo tempo cerco me stesso tra le
strade bianche, tra gli oleandri e le tamerici, nei fiori d’agave svettanti verso il cielo,
tra sentori di glicini e pitosforo, ma la ricerca non va mai a buon fine, quel me stesso
ormai più non ritrovo.