Comitato Cultura e Territorio, da Baratti al Cornia: la storia della 215a Divisione Costiera

Con questa bellissima giubba (nella foto di copertina) modello 940 da Capitano, gentilmente inviata da Niccolò Tognarini, introduciamo la storia della 215a Divisione Costiera, incentrandoci in modo particolare sulla battaglia di Piombino avvenuta dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943.

La Divisione nacque il 1° Agosto 1943 per la trasformazione della XVI Brigata Costiera e del settore autonomo di Piombino, l’unità inglobava in sé le unità a difesa dell’Isola d’Elba e della zona marittima Elba-Piombino venendo suddivisa in quattro settori: Piombino, Follonica, Orbetello ed Elba.

La divisione dipendeva dal II° Corpo d’Armata (5a Armata) ed era formata dal 6° e 14° Reggimento Costiero, dal XIV Gruppo Squadroni appiedato “Guide” e dal 27° Raggruppamento Artiglieria Costiera oltre ad unità minori.

Il 10 Settembre 1943 alcune pattuglie tedesche sbarcarono nei pressi del porto di Piombino e questo provocò una forte reazione da parte dei cittadini e degli operavi dell’Ilva e della Magona che iniziarono una protesta nei pressi del Comando di Presidio chiedendo agli italiani di intervenire contro i tedeschi oltre a minacciare un’insurrezione in caso contrario.

Pochi giorni prima era giunto presso il comando divisionale a Massa Marittima l’XIX Battaglione Carri M (M15/42) appartenente al 31° Reggimento Fanteria Carrista e che era alle dipendenze della 215a Divisione Costiera; il generale Perni (comandante del presidio di Piombino), sotto pressione della cittadinanza, richiese l’invio del battaglione in città per contrastare i tedeschi anche se in realtà il suo scopo era quello di utilizzare i carri armati per ordine pubblico.

I civili ed i militari della divisione intanto organizzarono le batterie costiere per difendersi dai tedeschi, arrivando addirittura a disarmare due soldati germanici di vedetta; nel mentre gli stessi tedeschi si stavano organizzando per occupare la città ed il porto.

La situazione in città era però molto tesa, un gruppo di civili aveva tentato di occupare la ex Casa del F*scio per recuperare delle armi ma vennero respinti dalle intimazioni e dagli spari di un plotone di Territoriali; la cosa fece preoccupare Perri che ordinò a 20 carri armati M15 di aprire il fuoco a scopo intimidatorio contro i civili ma questo non intimorì per nulla la popolazione anche se iniziarono diatribe tra chi voleva combattere i tedeschi e chi voleva accordarsi con loro e questo portò ad un vuoto di potere che venne colmato dal Comitato di Concentrazione Antifascista che tentò di prendere in mano la situazione affidando il comando al comandante della DICAT Giorgio Bacherini, che da tempo aveva manifestato atteggiamenti antifascisti e che ora invitava soldati e comandanti a schierarsi con lui contro i tedeschi avanzanti in città.

Dopo il tramonto gli italiani spararono un bengala per illuminare il porto e questa azione venne vista dal comandante tedesco, capitano Albrand, come un segnale d’attacco e diede ordine alle sue imbarcazioni di fare fuoco; iniziò così una lotta che durò qualche ora e a cui presero parte elementi della varie Forze Armate Italiane e civili armati. Le batterie costiere italiane ed i carri armati giunti nel porto aprirono il fuoco sui natanti tedeschi, affondando due chiatte ed una torpediniera (sulla quale vi era il comandante tedesco) e danneggiando altre torpediniere e motozattere. All’alba dell’11 Settembre i tedeschi si arresero e vennero catturati 300 prigionieri, poche ore dopo però il generale De Vecchi ordinò il rilascio dei prigionieri, che iniziarono a ritirarsi verso Livorno.

La cosa fece infuriare i civili che se la presero in modo particolare contro Perni e che venne accusato di tradimento per aver fatto aprire il fuoco sui civili, il quale fu costretto a rifugiarsi presso il Comando; nel mentre il Comando divisionale sciolse il XIX Battaglione Carri e concordò la resa della città ai tedeschi, che avvenne il giorno 12.

La battaglia costò 120 morti ai tedeschi mentre gli Italiani ebbero 4 morti e una decina di feriti.

Fonti bibliografiche: M. Ascoli “La difesa delle coste italiane. Le strutture e le unità costiere preposte alla difesa delle coste italiane dall’Unità d’Italia al termine della prima parte del secondo conflitto (settembre 1943)” Bacchilega Editore 2020

Fonti sitografiche: https://piombino-storia.blogspot.com/…/8-12-settembre…