Comunicato stampa.
I sindacati sono preoccupati per il destino della fabbrica e dei 1600 lavoratori le cui speranze sono appese a un nuovo piano industriale con veri investimenti. Anche i lavoratori dovrebbero preoccuparsi, perché la scadenza degli ammortizzatori sociali è sempre più vicina.
Tolte le dichiarazioni, i vari incontri istituzionali e informali, la luce in fondo al tunnel è un lumicino. Il ministro Urso, che ancora non ha proposto alcuna data d’incontro con i rappresentanti dei lavoratori, ci ripropone il datato e famoso, si fa per dire, Patto per Piombino, nove pagine d’intenti, più un programma elettorale che un atto propedeutico a qualcosa di concreto. Però questo documento contiene qualcosa che ha una valenza politica, che lo stesso sindaco ha riproposto nelle sue ultime dichiarazioni sulla stampa. “L’idea è quella di liberare spazi attualmente inutilizzati da Jsw e inutili anche in vista del rilancio dell’impianto, bonificarli e metterne una parte a disposizione di piccole e medie imprese e un’altra per la produzione di energia pulita.
È un progetto che si affianca alla siderurgia ma, come dicevo, non è direttamente connesso alla vertenza “. Non è direttamente connesso alla vertenza, si tratta d’altro, dice il sindaco. Noi non abbiamo mai percepito un costante interesse di Ferrari sulla vertenza ex Lucchini, come non abbiamo mai sentito dire da questa maggioranza che la siderurgia a Piombino è ancora strategica, poiché nonostante sia in crisi, quei 24 milioni di euro di cassa integrazione sostengono ancora la nostra economia. Abbiamo letto invece dichiarazioni protese a un cambiamento in senso turistico che se auspicabile, è ancora oggi sulla carta e molto limitato per la grandezza del contesto piombinese. Ci preoccupa che sia scomparso dai radar “Arvedi”. Lo ricordate? Così come paiono sparite le possibili partecipazioni statali nel nuovo piano industriale. Allora non ci meravigliano le dichiarazioni del ministroUrso, che si entusiasma per nove fogli d’intenti. Mentre ci sorge un dubbio: che in questa momento storico, dove sembra tramontata la gloriosa tradizione del ferro piombinese, con un pezzo di città rivolta verso un altare green colmo di propaganda e disinformazione, si pensi,magari senza dirlo troppo forte, che la siderurgia non si vuole più.Perché se così non fosse, per trasparenza, andrebbe dichiarato, subito dopo bisognerebbe lavorare per la realizzazione concreta di quel nuovo piano industriale che darebbe una risposta ai lavoratori della fabbrica; non solo, la sua definizione aiuterebbe a capire quali aree si potrebbero liberare, creando quegli spazi tanto auspicati per un diverso sviluppo economico.
Riccardo Gelichi Portavoce di Ascolta Piombino

